Razionalizzare lo sviluppo dei miei pensieri sul nostro rapportarci mi porta ancora ad uno stato di confusione; fa sì che si modelli un arido versante di delusione dato dall'azione delle attese che mai verranno meno.
La tua posizione di distanza su ogni aspetto che mi riguarda mi lascia attonita.
Alla mia percezione si rivela come un incomprensibile disinteresse che si espande su qualsivoglia dinamica della mia vita; chiudendo e rendendo impossibile ogni sorta di dialogo e confronto.
Del resto questa incompatibilità, data dalla mancanza di stima, è perché siamo profondamente diverse.
Ogni particella di me si colmava di rabbia e rancore, riempendo di malessere gli istanti del tempo che trascorrevo in quello stato malinconico.
Questo, in parte, è passato. La rassegnazione ha preso il suo posto. Come quando qualcuno muore bisogna accettare, in un qualche momento, la sua dipartita.
Ho compreso, ed in un secondo tempo accettato, che non hai nulla da dirmi né tanto meno sei interessata a ciò che io avrei da cianciare.
Proseguiamo sui nostri fili che non si intreccian più, che a loro volta sono complici dell'allontanamento e van disegnando due vie solitarie; si incontrano solo nel mero legame di sangue, dato dalla casualità che mi ha portato al mondo sul tuo grembo.
Non esisteranno più spazi sicuri ove cullarmi, ed ho compreso che non è né meglio né peggio, è semplicemente così.
Cancello così la mia origine, ed il primo a fare bene il suo lavoro è la memoria, facendomi dimenticare ogni particolare del tuo volto, della tua voce e dei tuoi gesti che già non m'appartengono neanche nell'astratto ricordo, ed almeno questo mi porta una sorta di libertà.
(Bologna) Novembre 2014
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